
Sono passati ormai tre mesi dal debutto del “nuovo” treno Freccia Rossa Alta Velocità. Nuovo? Beh, mica tanto visto che le vetture utilizzate per il nuovo treno altro non sono che i vagoni già in uso da anni nei treni Eurostar Etr 500. L’unica novità, casomai, è la riverniciatura rossa e grigia delle vetture. Ma andiamo avanti.
L’obiettivo del nuovo arrivato, lo spiega benissimo lo slogan delle Ferrovie dello Stato: “l’Alta Velocità accorcia le distanze e avvicina sempre più il Paese”. E in effetti, tramite la “Freccia” è stato possibile collegare, per citare un esempio, città come Roma e Milano in circa tre ore e mezzo.
C’è un problema però. Lo slogan omette un piccolo dettaglio: l’Alta Velocità non avvicina affatto il Paese ma bensì “parte” del Paese. Sì. Perché la tratta veloce intacca solamente le città di Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno. Sei regioni su venti, o meglio sette provincie su più di centodieci: una minima percentuale di tutto il territorio italiano.
L’estremo Sud, oltre ad alcune regioni del Centro-Nord, rimane tagliato ancora fuori. Altro che Freccia Rossa, per il Meridione non si prospettano nemmeno le freccette per giocare al tiro al bersaglio.
È vero che Trenitalia ha affermato di recente che ci sono dei progetti per cercare di ridurre i tempi di percorrenza tra Napoli, Lamezia Terme e Bari, ma è ancora troppo poco per quella parte del Bel Paese che da sempre mostra segni di arretratezza economica-strutturale rispetto al grande Nord.
Come fa un meridionale a non sentirsi preso in giro nel momento in cui vede Silvio Berlusconi esultare, con tanto di cappello in testa e di paletta in mano, per aver percorso la tratta che va da Bologna a Firenze in soli 35 minuti? Ma il nostro premier, e con lui tutti i suoi predecessori, lo sanno in che condizioni permangono le ferrovie del Sud?
È difficile da credersi ma in Sicilia, su molte tratte, si viaggia ancora a binario unico. Qui, la linea ferroviaria ha parecchi anni sul groppone, basti pensare che essa colloca le sue origini nel periodo in cui regnavano ancora i Borboni. Inoltre, se nel resto di Italia abbiamo una varietà di treni che comprendono Intercity, Intercity plus, Intercity notte, Espressi, Eurostar, Eurostar city, Alta velocità e una vasta categoria di Regionali, nella Trinacria la scelta non è così varia. I treni a lunga percorrenza (quelli diretti al Nord-Italia), sono in prevalenza vecchi Espressi malandati e Intercity plus spesso con alcune carrozze degli stessi Espressi. A livello regionale, la situazione non è migliore: salvo qualche rara eccezione, come ad esempio i totalmente elettrici “Minuetti”, i treni risalgono ormai alla preistoria, con carrozze vecchie di decenni.
I tempi di percorrenza tra una provincia e l’altra sono incredibili. Se con la Freccia Rossa è possibile percorrere i 585 km che separano Roma da Milano in solo 3 ore e mezzo (tre ore dal prossimo dicembre), per arrivare a Palermo, partendo da Ragusa, sono necessarie tra le 5 e le 6 ore di treno, con cambio obbligatorio a Gela (CL): il tutto per percorrere solamente 250 km; o ancora, percorrere 260 km da Agrigento e Messina implica un viaggio, con cambio incorporato o a Termini Imerese (PA) o a Catania, di circa 5 ore.
Per rendere l’idea di come sia disastrata la situazione, può essere utile riportare qualche altro esempio inerente i treni che partono dall’isola per arrivare in continente e viceversa : Roma-Siracusa (860 km) circa 10 ore e mezzo; Palermo-Torino quasi 20 ore (1556); Palermo-Venezia (1426) idem; Agrigento-Milano (1504) quasi un giorno e così via. E ovviamente qui si parla dei pochi treni diretti e non dei viaggi che prevedono i cambi. Certo, sono cifre che fanno riflettere se si considera che in 22 ore si va da Roma a Sidney in aereo. Poi, per quanto riguarda le condizioni in cui viaggiano gli utenti del servizio, è meglio non pronunciarsi.
Tutto questo discorso per far capire che in tutto il Sud, e non solo in Sicilia, si hanno delle necessità urgenti che vanno presi in considerazione a pari tempo con le necessità del Centro-Nord. Solamente così, sarà possibile livellare le diversità territoriali-economiche tra Settentrione e Mezzogiorno. Ciò non significa che la nuova linea veloce inaugurata 3 mesi fa vada criticata, anzi. Ma sarebbe bello, per una volta, avere un’esclusiva infrastrutturale al Sud, piuttosto che nell’ormai abituato Nord.
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Lorenzo Chiavetta
(lorenzo8619@hotmail.it)
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