Come promesso eccovi la seconda parte del racconto. Buona lettura!
23:58. Si rompe il ghiaccio. Discutiamo di pesce. Si ride, anche se la 45enne non parla e non si muove. Inizio a pensare che abbia una paresi facciale. La mia dirimpettaia, al contrario, ha una parlantina particolare. E' mezza romana e mezza siciliana. Di colpo un miracolo: la statua parla! E’ viva! Scopriamo che la dirimpettaia ha 29 anni (io le davo 40 anni), studia lettere ed è fidanzata da 13 anni. Narra le sue vicende personali con una certa foga e con un linguaggio particolarmente colorito (Minchia e testa di cazzo tra le parole rimarcate). Non riesco a partecipare alla discussione, non mi sento coinvolto o semplicemente non me ne frega nulla. Michela sembra interessata e partecipa di tanto in tanto con le solite frasi di circostanza: "Si certo", "Va beh", "Come no". Escono fuori alcuni luoghi comuni che mi danno fastidio e che sento ormai da anni, del tipo che in paese la mentalità è diversa o che in Sicilia la mentalità è chiusa.
00:16. Siamo a Villa San Giovanni. La dirimpettaia continua a parlare. Ogni tanto dice: "mentalità di giù" e mi arrabbio parecchio. Altra frase indisponente: "i nonni siciliani sono ancora più all'antica". Grrrr! Gli spostamenti per ricollegare le vetture sono alquanto fastidiosi. La discussione diventa hot. La dirimpettaia parla dei controlli sessuali da parte della suocera e qui mi fermo. L'anziana sostiene che "purtroppo nei paesi è così". Interviene Michela a smorzare gli animi, affermando che la mia famiglia è molto aperta (se non si era capito, sono siciliano e provengo da un piccolo paesino della provincia di Catania). Grazie amore! Mi verrebbe voglia di parlare di politica, ma è probabile che i miei compagni di viaggio sappiano a malapena chi è il Presidente della Repubblica.
0:55. Partiamo in orario da Villa.
00:57. Spegniamo la luce e cala il silenzio. Sto vicino al vetro. Il finestrino è ancora aperto e l'aria che entra fa molto rumore. Così sarà impossibile dormire. La vecchia si è persa il marito. E' andato in bagno e non è più tornato (per la serie "vado a comprare le sigarette"). La donna va a cercarlo preoccupata. Va segnalato che nella mia carrozza entrambi i bagni sono fuori uso. Dopo 10 minuti di ricerca, l'uomo viene ritrovato: sta facendo la fila, da mezzora, per usare la toilette in una carrozza vicino. Ho il presentimento che il treno vada a carbone, come quelli del vecchio Far West.
01:14. Su sollecitazione dei miei compagni di viaggio, chiudo il finestrino. L'uomo è tornato. Tolgo le lenti e provo a dormire.
01:23. Veniamo svegliati dal controllore, anche stavolta donna. Diciamo che i nostri biglietti sono stati controllati e la capotreno va via. Penso che se ci fosse stato uno di noi senza biglietto, l'avrebbe fatta franca tranquillamente ma per fortuna noi siamo gente onesta. Mi colpisce l'educazione del funzionario Fs, che prima di chiedere il biglietto ha bussato docilmente. E' la prima volta che mi succede in tanti anni. Generalmente, i controllori accendono la luce rocambolescamente, svegliando tutti di soprassalto e urlando "biglietti!". Per carità, è il loro mestiere, ma il bon ton è sempre ben accetto.
Non so che ora sia. Cambio ripetutamente posizione per dormire. Ho dolori dappertutto. Il collo è indolenzito. Il treno si è fermato numerose volte, forse per qualche incrocio.
03:26. Siamo fermi a Paola. Fermata fuori programma. La sosta non è prevista nell'itinerario. Ripartiamo in maniera molto molto rude. Tutti svegliati. Maledetto macchinista. Ma chi sei? Niki Lauda?
05:31. Altra fermata fuori programma. Guardo il cartello fuori: Salerno. Penso che sicuramente è una bella città ma penso anche che, senza meritarlo, mi ha ferito tanto e mi ferisce tuttora. Ma questa è un'altra storia. Siamo forse in anticipo?
05:46. Ho sognato di giocare con Davide, il mio compagno di stanza, a Pes. Mi risveglio con le solite scosse causate dal macchinista. Manca poco a Napoli, dove è prevista, stavolta sì, la fermata del treno. Intanto, sorge l'alba.
06:05. Napoli. Siamo in anticipo di 25 minuti. Il mio collo è distrutto. Siamo tutti con gli occhi aperti. La 45enne è scesa. Si sentono voci napoletane nel corridoio. Passa un abusivo a vendere acqua, caffè e panini. Udire la sua rauca voce alle 6 del mattino, dà davvero ai nervi. Su tutta la carrozza, mi sembra di capire, non vende nemmeno un biscottino. La mia dirimpettaia mangia i Ritz, a suon di "Crounch, crounch". "Che bel risveglio", penso tra me e me. Inizio a sbadigliare. Il viaggio non è ancora finito. Mancano due ore e mezzo, ma sarà dura digerirle. Ritorna l'abusivo. Ferma una persona nel corridoio. "U voi ‘n cafè? 1 euro e 50" e l'altro risponde: "No, grazie". E l'abusivo "Ma quannu vu pigghiat u cafè? Quand murite?". E non è finita. Non rassegnato, l'abusivo effettua il suo terzo giro. Ormai la sua voce è nel mio cervello. Riesce a vendere un caffè a un euro, dopo aver contrattato con un cliente.
06:27. Arriva un nuovo compagno di viaggio. E' un ragazzo giovante, tra i 25 e i 28 anni che parla spagnolo al telefono. Penso che potrebbe piacere alla mia ragazza e inizio a fissarla per cogliere qualche sguardo sospetto. Non colgo nulla.
06:43. Partiamo con un quarto d'ora di ritardo. Ormai è giorno. Mi colpisce il paesaggio napoletano. Splendide case si alternano a un grande degrado. Riprendo a leggere il mio libro fitto di intercettazioni parlamentari mentre Michela, tanto per cambiare, riprende a studiare. Improvvisamente i freni emanano una puzza tremenda. Mi viene in mente ciò che mi ha detto il mio caro amico Cape. Secondo lui, i vecchi treni (e questo lo è di certo) hanno i freni in amianto e la cosa mi terrorizza. Speriamo si sbagli. Non bastasse il ritardo, ci fermiamo ad Aversa (fermata non in programma), per minuti interminabili. Provo ad appisolarmi un po'. Arrivati a Formia, la coppia di anziani ci saluta. A dargli il cambio, due ragazzi ben vestiti. Siamo sempre in 6. Fuori c'è il sole e all'orizzonte vedo il mare di Formia.
Ripartiamo alle 7:46. C'è un bel viavai di studenti. Probabilmente, vanno all'università di Roma. Alle 8, chiama il papà di Michela: è già in stazione ad aspettarci, quasi un'ora prima del nostro arrivo. Contento lui... Certo, è d'obbligo il paragone con mio padre, il quale viene a prendermi a Taormina sempre un quarto d'ora dopo l'orario di arrivo. La mia dirimpettaia dorme in una posa molto plastica: testa protesa verso l'alto e bocca aperta a metà. Perdipiù, russa pure. Le mie gambe sono atrofizzate. Da 10 ore sono seduto. Non vado al bagno da mezzanotte. Desidero un letto con tutto me stesso. Mi sento un po' umiliato a viaggiare su ‘sto sudicio carro bestiame.
08:35. Siamo a Latina. Il ritardo è sempre di 15 minuti. C'è tantissima gente alla stazione.
08:38. Ripartiamo. Mi chiedo come sia possibile che nel 2009 certi treni siano ancora in circolazione. Perché la dignità dei siciliani, e di tutto il Sud, deve essere calpestata in tal modo? Penso alll'Alta Velocità, sui cui ho avuto la fortuna di viaggiare, bella e spaziosa, dove in prima classe vengono distribuiti gratuitamente giornali, bevande e caramelle. E' presente anche il vagone ristorante. Qui, invece, niente vagone ristorante, niente prima classe, niente giornali, niente caramelle. In compenso, però, l'abusivo venditore di caffè. Questa è l'Italia.
Roma è ormai vicina. Si intravedono gli antichi acquedotti romani. Siamo stremati. Dormo poggiando la mia testa su quella di Michela. Ci reggiamo a vicenda.
09:03. Sto ancora in treno. L'arrivo era previsto per le 08:56.
09:09. Intravedo il cartello "Roma Casilina". Mancano 5 minuti. Devo resistere, devo resistere, devo resistere! Non posso mollare adesso.
09:16. Ce l'abbiamo fatta. Siamo a Termini. Ci affrettiamo a scendere dal treno. Lo sconforto dei nostri visi si tramuta in un forte senso di liberazione. "Vittoria" "Vittoria". 11 ore e 25 di viaggio e siamo vivi. Solo 20 i minuti di ritardo. Di questi tempi, ci è andata bene.
Lorenzo Chiavetta
(lorenzo8619@hotmail.it)
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