
L'ultima vittima è un operaio di 35 anni, morto sotto il peso di un carico precipitato da una gru in un cantiere di Parma.
Martedi 26 maggio altri tre lavoratori erano deceduti nella raffineria Saras, in Sardegna.
Le morti bianche, cioè la morte sul lavoro,è una piaga
“dolorosissima e inquietante” dell'Italia, così come definita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel discorso del 1 maggio.
La morte dei tre lavoratori nella cisterna della raffineria di proprietà dei Moratti pare aver risvegliato l'attenzione nei confronti di questo problema.
Dichiarazioni dei politici che esprimono profondo cordoglio e si dimostrano, almeno a parole, vicini alle famiglie delle vittime. La senatrice della Lega Nord Angela Maraventano ha affermato che la morte dei tre lavoratori
“è una tragedia che non deve più succedere”, mentre il segretario della Cgil Epifani ha affermato che il tema degli incidenti sul lavoro
“chiama in causa la responsabilità di tutti”.
Parole, commenti, accuse reciproche. Ma intanto si continua a morire sul posto di lavoro. Dal 2006 sono 26 i lavoratori che hanno perso la vita nelle cisterne. Solo un anno fa, l'11 giugno 2008, nella cisterna di Mineo, in Sicilia, in sei perdono la vita per pulire una vasca del depuratore.
Pochi mesi prima, il 3 marzo, a Molfetta erano morte cinque persone, quattro dipendenti e il titolare dell'azienda Truck Center, a causa delle esalazioni liberatesi durante la pulitura della cisterna di un camion.
Eppure i dati relativi alle morti sul lavoro negli ultimi anni sembrano in calo. Il numero di morti bianche in Italia, che ha toccato il punto più alto nel
2006 con 1280 vittime in un anno, è in diminuzione e si assestato al di sotto dei
1200 casi l'anno.
I dati, però, si riferiscono a casi regolarmente denunciati e pertanto la quasi totalità dei casi è relativa a persone con regolare contratto di lavoro.
Nelle statistiche non vengono considerati i lavoratori assunti in nero, soprattutto extracomunitari, le cui morti spesso non vengono denunciate dai titolari italiani.
Tragedie, quelle delle morti sul lavoro, che spesso si potrebbero evitare. Morti annunciate, secondo i sindacati, che chiedono l'accelerazione dell'entrata in vigore del testo unico sulla sicurezza.
Proprio poche settimane fa
il Ministro del Welfare Sacconi aveva criticato il testo unico sulla sicurezza approvato da Prodi poco prima della caduta dell'esecutivo, nell'aprile 2008 e non ancora entrato in vigore.
Il testo unico prevede tante novità rispetto alla normativa vigente, ed in particolare
l'insaspimento delle sanzioni per i datori di lavoro inadempienti, disposizioni di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili e l'obbligo per il datore di lavoro di valute rischi collegati allo stress da lavoro, alle lavoratrici in stato di gravidanza e ai lavoratori provenienti da altri Paesi.
Ma la lotta alle morti bianche deve essere condotta in modo trasversale, non solo da politici e sindacati ma anche dal mondo dell'informazione.
I media, infatti, hanno il compito di informare per aumentare la consapevolezza ed aiutare la prevenzione, non rilegando una notizia di una vittima sul lavoro come solo un fatto di cronaca.
Dopo il 2006, che per i media è stato l'anno delle notti bianche, così come il 2009 è l'anno degli stupri, data la rilevanza che giornali e telegiornali danno all'argomento,
l'attenzione verso il problema delle vittime sul lavoro è andata via via calando.
A differenza degli incidenti, che continuano a provocare vittime innocenti.
Gerardo Adinolfi
gerrino@hotmail.it
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